I tempi e il testo
M.L. Alteri Biagi ci ricorda come i tempi verbali siano fondanti nell'esplorazione degli universi di sensi racchiusi in un testo. È importante indagare i segreti del loro funzionamento grammaticale e della loro capacità di dire e raccontare, di significare e argomentare. La scelta del tempo è legata in maniera indissolubile alla rappresentazione dello spazio narrato. Ma è d'obbligo a questo punto fare dei distinguo. Se è vero che il passato remoto con l'uso della terza persona, come sostiene R. Barthes, è il "metronomo della narrazione", altrettanto vero è che esso non entra nello spazio e che al massimo marca delle coincidenze. Anche i perfetti non entrano negli spazi e si limitano a intrattenere con essi rapporti casuali: essi sono attimi che insieme ad altri in serie suggeriscono la scansione della durata. Ma lo spessore del tempo non è dato dal perfetto anzi esso segnala le uscite dal tempo e l'annuncio verso una coincidenza decisiva. Il perfetto nei testi argomentativi indica la provocazione o la tappa finale, mentre in poesia la distillazione del tempo stesso, l'isolamento di istanti.
Sono l'imperfetto e il presente i motori che ci conducono nello
spazio/tempo e non solo e meritano un approfondimento a se stante.